Monday, August 13, 2012

Mazyar in serio pericolo.




Nel giugno 2012 Mazyar Ebrahimi, fratello di mio marito Shapoor Ebrahimi, e’ stato arrestato a Teheran dai servizi segreti iraniani per “motivi di sicurezza nazionale”. Al momento della cattura gli agenti non hanno dato altre spiegazioni dell’arresto.

Al momento Mazyar e’ detenuto senza che, formalmente, sia stata elevata nei suoi confronti una pubblica accusa.

La famiglia non ha mai potuto vederlo e non conosce con esattezza ne’ i motivi del suo arresto ne’ il luogo dove sia tenuto in custodia. Si ritiene che sia detenuto nel carcere Evin di Teheran.

Il 6 agosto la tv nazionale iraniana ha mandato in onda un documentario di 40 minuti, intitolato “Terror Club”, che ha mostrato un gruppo di 14 cittadini iraniani, otto uomini e sei donne, presumibilmente coinvolti nell’uccisione di 5 scienziati nucleari a partire dal 2010.

La trasmissione ha mostrato la ricostruzione degli omicidi da parte di sicari a bordo di una motocicletta e le presunte “confessioni” di 13 dei sospettati, che avrebbero ricevuto un addestramento militare, in un campo d’addestramento nella periferia di Tel-Aviv, finanziato dagli Stati Uniti. 

Mazyar era uno dei 13 sospettati ad ammettere di aver lavorato per Israele nella pianificazione e nell’attuazione degli omicidi.

Mazyar e’ innocente.
La sua famiglia, i suoi amici e i suoi colleghi di lavoro ne sono certi e sono in grado di fornire concreti elementi per dimostrare che Mazyar non potrebbe essere coinvolto in alcuna vicenda di spionaggio internazionale, ne‘ tanto meno negli omicidi che gli vengono addebitati.

Non c’e’ dubbio che la confessione di Mazyar sia falsa, e sia stata estorta sotto costrizione. 

Mazyar ha 38 anni. E’ il secondo di quattro figli. Suo padre,  un direttore della fotografia ora in pensione, e’ molto conosciuto in Iran per il suo lavoro e per essere uno dei fondatori di 3 canali televisivi iraniani negli anni 60.

Mazyar ha lavorato per molti anni per la televisione iraniana. Nel 2006 ha fondato l’Ahoura Broadcast & Media Solutions Ltd. Co in Sulaymaniyah, Iraq che si occupa di fornire servizi ed attrezzature per il cinema e la televisione in tutto il medio oriente, comprese le tv di stato iraniane.
A causa della sua attivita’ Mazyar viaggia molto, sebbene durante l’ultimo anno abbia lavorato principalmente in Iran, avendo vinto importanti gare d’appalto con la tv di stato iraniana.

Mazyar e’ nato e cresciuto a Teheran, dove vivono ancora i genitori e la sorella. Suo fratello minore risiede a Damasco, mentre il maggiore, Shapoor,  vive in Italia da 8 anni e da 3 anni e‘ sposato con me, Stefania Fraire.

Da alcuni giorni la sua famiglia residente all’estero non riesce ad avere notizie riguardo alla sua situazione. Riteniamo che i telefoni e le email siano controllate dall’intelligence iraniana. Inoltre Shapoor e l‘altro fratello, nonostante siano molto preoccupati per Mazyar e per il resto della loro famiglia, non possono tornare in Iran senza correre dei rischi. I cittadini iraniani residenti all’estero sono generalmente fermati per accertamenti e, considerato l’attuale status di Mazyar, il loro ritorno in Iran potrebbe essere particolarmente difficile.

Stiamo cercando la strada per portare un concreto aiuto a Mazyar, che sta rischiando la vita in Iran per un crimine che non ha commesso. 

E’ una situazione drammatica; pensare a quanto succede da anni sotto il regime iraniano nelle carceri ha messo tutti noi in uno stato di profonda angoscia ed apprensione. 

Come testimoniano i ben pochi sopravvissuti, che sono poi riusciti a fuggire dall’Iran, quello che succede all’interno del carcere e’ atroce. 
I detenuti vengono torturati giornalmente. Le torture di tipo fisico includono la fustigazione, la privazione del sonno, le immersioni in acqua, le bruciature... 
Altrettanto atroci sono le torture psicologiche: le minacce di violenza al detenuto o contro i membri della famiglia, la partecipazione a esecuzioni, le cosiddette ‘mock executions’ (finte esecuzioni)… Inoltre viene detto giornalmente ai detenuti che tutte le persone a lui vicine si sono dimenticate di lui e che lo credono colpevole.
Alcuni sono stati messi in piccoli box, [50cm x 80cm x 140cm (20 pollici x 31,5 pollici x 55 pollici)] con gli occhi bendati e in silenzio assoluto, per tratti di 17 ore con due pause di 15 minuti per mangiare e andare in bagno. Queste torture possono durare mesi - fino a quando il prigioniero accetta l'intervista (mosahebe)

Si tratta di una gravissima ingiustizia e di una delle piu' peggiori violazioni dei diritti umani.  

Siamo pronti a fare qualsiasi cosa per aiutare Mazyar. 

Preghiamo tutti voi che state leggendo di unirvi alla nostra causa.  Creare una campagna internazionale e’ l’unico modo per assicurare il suo rilascio. Qualsiasi informazione o contatto, per quanto possa sembrare irrilevante, potrebbe direttamente o indirettamente aiutare Mazyar.  



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